La drammaticita' del film cresce in un climax di emozioni e di immagini fortissime caricate di significato dalle tante strade di una Roma post-bellica ancora in difficolta' economica e sociale. I cani randagi vengono soppressi dall'accalappiacani cosi' come i poveri e bisognosi vengono soppressi dalla societa' benestante. In questo senso si puo' notare il menefreghismo della padrona di casa nei confronti di Umberto D., il poco valore che la donna da ai soldi che il pensionato aveva parsimoniosamente messo da parte per saldare parte del debito per l'affitto della sua stanza.
Umberto D. sembra essere l'unico depositario di valori positivi. E' lui l'unico a rabbrividire e a provare sdegno nei confronti della mercificazione del corpo che si svolge nelle stanze della casa in cui anche lui vive. E' l'unico ad interessarsi del futuro della piccola Maria e di quell odel figlio che sta aspettando (mentre la padrona si dice che l'avrebbe sbattuta fuori di casa non appena avrebbe saputo tutto). E' lui che, con un minimo di orgoglio, non riesce a chiedere l'elemosina per strada (tanto che, al momento di prendere i soldi, rivolge il palmo della mano verso l'alto come se stesse controllando se piovesse o meno). Non riesce neanche a bluffare nell'ospedale dopo aver inventato di avere un dolore alla schiena per cercare di restare qualche giorno in piu' senza dover spendere soldi in modo da fare economia. Quando addirittura chiede il rosario alla suora per farsela amica, come gli aveva consigliato il vicino di letto, sorride come un bambino che ha appena fatto uno scherzo a qualcuno. Si rifiuta di spiare dal buco della serratura nella stanza vicina dove una donna sta litigando con il proprio amante/cliente perche' non gli sembra una cosa giusta, anche se poi cede con la curiosita' di un bambino.
Una figura tutt'altro che secondaria e' quella del cane Flick. Protagonista secondario del film secondo me, tanto che non eisterebbe nessun Umberto D. senza un Flick. E' proprio lui infatti che lo tiene attaccato alla vita e che da un significato alle sue giornate. Umberto lo ama piu' di se stesso, tanto che dona a lui il suo cibo, lo fa sempre giocare, non bada a spese pur di arrivare in tempo al canile e cercarlo quando era scomparso. E' pronto a donare tutti i suoi soldi, i suoi vestiti e la sua valigia (quindi tutto cio' che ha e tutto cio' che lo rappresenta) pur di trovargli un posto dove stare. Umberto descrive Flick come un cane che non ha mai dato fastidio a nessuno, quasi a voler dire che gli si puo' solo voler bene.
Ci sono un paio di frasi che mi hanno colpito tantissimo. La prima e' quella rivolta a Maria, quando le dice:"Certe cose avvengono perche' non si sa la grammatica. Tutti ne approfittano degli ignoranti.". Ed e' vero, l'ignoranza non ti permette di proteggerti, perche' se non conosci una cosa, non la puoi cambiare.
La seconda frase invece e' quella rivolta all'amico Battistini rincontrato dopo tanto tempo. Mentre se ne sta andando sull'autobus si sporge dalla portina ancora aperta e dice a Umberto: "Oh! Ferrari, se vedi Carloni, salutalo!". Come risposta avra' solamente un triste e rassegnato "E' morto!".
Altra frase interessante gli viene rivolta dal Commendatore che, sporgendosi dal finestrino della corriera gli chiede "Secondo lei ci sara' la guerra?". Ferrari risponde con un "Mah!", eppure la guerra la sta gia' combattendo lui giorno dopo giorno per sopravvivere. la guerra c'era stata anche all'inizio del film. Una guerra dei pensionati che manifestano per una pensione dignitosa.
E' veramente strano come dopo mezzo secolo questa tematica sia cosi' attuale e cosi' vicina a tutti noi. Forse dovrebbe farci riflettere sull'(in)evoluzione che ha avuto il nostro Paese in questi decenni. Se ancora oggi la classe dei pensionati e' una classe a rischio e soffre delle stesse problematiche di sessant'anni fa, beh, dovremmo veramente farci un esame di coscienza e guardare un attimo alla nostra classe dirigente.
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