martedì 30 ottobre 2007

La Cionchea

E come l'Odissea di Odisseo anch'io ho vissuto la mia Cionchea pur di prendere il volo per Milano da Helsinki e pagare il biglietto a soli 0,01Euro. Ebbene si, un centesimo. Pero' me lo sono sudato fino in fondo.
Tutto ha avuto inizio alle 6,45 invece che alle 6 come avevo programmato e questo perche' o la sveglia non ha suonato, oppure io proprio non l'ho sentita. Fattosta' che in 30 minuti sono riuscito a farmi la doccia, cambiarmi, prendere la borsa ed arrivare al porto di Tallinn a piedi (correndo). Sono addirittura arrivato in anticipo, percio' ho fatto colazione e mi sono seduto al baretto in attesa che aprissero l'ingresso per l'imbarco. Incomprensibilmente non aprivano quel benedetto ingresso nonostante ci fossero tantissime persone in attesa. Ho atteso fino a 2 minuti dalla partenza della barca per poi guardare il biglietto di una ragazza affianco a me e leggere nel suo biglietto "Viking Lines" mentre io dovevo prendere la "SuperSeaCat". Ingresso sbagliato. Il mio era dalla parte opposta dell'edificio. Ho fatto uno scatto da centometrista e, per miracolo, sono riuscito ad imbarcarmi (per ultimo) con tutto il personale che mi diceva "Hurry Up, Hurry Up!". Una scena veramente degna dei peggiori film in cui c'e' lo sfigato che riesce a riscattarsi all'ultimo vincendo la gara campestre della scuola con in sottofondo la musichetta e le immagini in slowmotion. Pessimo. Con la dignita' sotto la suola delle scarpe mi sono messo nel posto piu' vicino all'uscita della barca per evitare di fare altre corse perche', al mio arrivo al Helsink iavrei avuto aolo 30 minuti per raggiungere la stazione e prendere il bus per l'aereoporto. Piccolo particolare: la nave ha ritardato di 20 minuti. Potrete ben capire che arrivato ad Helsinki avevo 10 minuti per raggiungere la stazione, percio', ho dovuto correre di nuovo. Invano. Il pullman l'ho perso. Anche grazie ai suggerimenti della gente del posto che mi mandava in fermate sempre diverse, e sbagliate soprattutto. Sono riuscito a prendere il pullman successivo con il quale, giustamente, sono arrivato all'aereoporto 7 minuti dopo la chiusura del check-in. Non stiamo parlando di 30 minuti, solo di 7!!!!! Quanta sfiga ci vuole? Fattosta' che le hostess se n'erano gia' andate a prendere brioche e cappuccino al bar per parlare della messa in piega dei capelli mentre io ero rimasto li come un pirla. Con la dignita' che nel mentre mi era risalita fino al ginocchio, me la sono completamente scrollata di dosso e sono andato da una hostess di un'altra compagnia, l'ho implorata e sono riuscito a farla chiamare all'imbarco per convincerli ad imbarcarmi senza biglietto e solo con il numero della prenotazione. A testa bassa e con il fiatone sono arrivato all'imbarco del volo che, da sottolineare, si trovava dalla parte opposta dell'aereoporto. Quando si dice fortuna.

Insomma, per una serie di casualita' sono riuscito a far combaciare tutto e ad arrivare sano e salvo a Milano Linate (invece che a malpensa dove invece non si poteva atterrare a causa della fitta nebbia).

Alla fine ho speso:
Nave Tallinn-Helsinki 20Euro
Tram dal porto alla stazione dei treni 2Euro
Autobus dalla stazione all'aereoporto 3,50Euro
Volo Helsinki-Milano a 1Cent...Non ha prezzo!!!!

venerdì 26 ottobre 2007

Mike Bongiorno Vs Vittorio Sgarbi

Grandissimo Mike. Leggenda. Sketch che in confronto Toto' e Peppino non sono nessuno. Ma roba da matti...

The man without a past

A nameless man come to town and gets beaten to death in the first possible moment. So begins the epic drama, this film - or should we say a dream?- of lonely hearts with empty pockets under the big sky of our Lord... or should we say birds?

Questa e' la synopsis scritta dal regista Aki Kaurismaki che riassume in poche parole il significato e la storia del film. E' vero, si tratta di un uomo, il cui nome non ci e' noto sapere, che appena uscito dalla stazione dei treni viene aggredito e malmenato fino quasi a perdere la vita. Derubato e sanguinante si abbandona in un bagno pubblico. Si risvegliera' in un ospedale, quando i medici avevano gia' accertato la sua morte. Scappato dal letto di (quasi)morte viene accolto da una povera ma generosa famiglia. Riuscira' a ricostruirsi una vita, ma non a ricordare quella precedente. Tutto cio' che ricorda e' una stazione e il buio. Accolto nella comunita' conosce una donna che lo aiuta a rifarsi una vita e della quale si innamora. Solo dopo aver quasi completato la sua integrazione nella comunita' la polizia scopre la sua vera identita', ma lui non sara' interessato a riacquistarla.

Di quest'uomo non sappiamo niente, se non che probabilmente lavorava come ferramenta o saldatore da qualche parte. Anzi, non lo sappiamo, lo intuiamo dal fatto che, dopo essere stato pestato da tre delinquenti, gli venga gettata in faccia la maschera protettrice usata dai saldatori durante il loro lavoro. I personaggi sono comunque particolarissimi. Il film e' molto lento, mi ricorda un po' la lentezza di Factotum. Questo non e' un difetto, anzi, e' un pregio che aiuta a vivere ancora meglio le emozioni del film. Emozioni che, paradossalmente, vengono trasmesse da personaggi glaciali nelle loro espressioni corporee. Lui, come la ragazza con la quale si fidanza, sembrano assolutamente incapaci di esprimere emozioni o sensazioni di alcun tipo. Mi ricordano molto la figura di Buster Keaton. Nonostante i dialoghi siano carichi di sentimento e di significato, se l'audio venisse a mancare, non si potrebbe capire il significato dei discorsi. Anche il gruppo musicale, quando canta, e' assolutamente impassibile.

Un'altra componente chiave del film e' la religione (the big sky of our Lord) che e' onnipresente, dalla camera della donna (statuetta di Maria), alle canzoni che scandiscono il film, fino alla comunita' stessa che e' impregnata di significati religiosi. E' interessante vedere come sia stata usata una tecnica assolutamente originale per raccontare la storia di quest'uomo senza un passato e con un presente incerto che vaga alla ricerca di una identita' da costruirsi.

Decisamente un film da vedere. Innovativo, particolare e unico nel suo genere. Veramente piacevole da vedere ed aiuta ad aprire gli occhi concentrandosi anche su tecniche alternative di ripresa e messa in scena.

mercoledì 24 ottobre 2007

The Horizon Line

Come gia' preannunciato, eccovi il file PDF della synopsis del documentario che ho progettato. Ovviamente non verra' mai realizzato perche' si tratta solo di un progetto universitario, pero' a me sembra molto buono. Quindi, nel caso in cui qualcuno di voi avesse soldi da investire e voglia di andare al festival di Amsterdam...contattatemi.
DOWNLOAD

lunedì 22 ottobre 2007

Back to Paldiski

E' inutile, quando un posto ti piace e te ne innamori non puoi fare a meno di pensarci e di volerci tornare, una, due, dieci, mille volte. E' come se ti restasse nel cuore e non riuscissi a fare a meno di volerlo rivedere. Parlando di Paldiski invece, cio' che mi ha spinto a tornarci e' stato un progetto universitario del corso di Film Making riguardo la stesura di una synopsis per un documentario. Il soggetto ho pensato potesse essere un lavoratore di una impresa di riciclaggio di Paldiski. Il documentario dovrebbe girare tutto intorno a lui e alla sua vita che si divide tra lavoro in fabbrica e famiglia. Il progetto mi piace, domani inizio la stesura della synopsis, ho scattato anche qualche foto del luogo per il pitching, magari la posto appena la concludo in modo da poterla condividere con voi e sapere cosa ne pensate. Basta che non mi trattiate tipo Mastella, altrimenti mi vedro' costretto ad aprire un altro Blog per difendermi dalle accuse.

giovedì 18 ottobre 2007

Le souffle au coeur

Siamo a Dijon in Francia, 1954. Lorent (Lorenzino), appena quindicenne, vive una famiglia borghese, con due fratelli che lo prendono sempre in giro perche' e' il cocco della mamma, una bella donna di origine italiana trasferitasi in Francia al periodo del fascismo insieme al padre e sposata con un ginecologo assente, come marito ma soprattutto come padre. I ragazzi combinano guai in continuazione e fanno sempre tribolare la donna delle pulizie, anche lei di origine italiana. Louis Malle ci parla prevalentemente di come Lorent cresca velocemente tra libri, musica Jazz e prime esperienze sessuali. Ma il suo piu' grande amore e conforto e' la madre, con la quale ha un rapporto moltro stretto, da lui definito amichevole, ma che in realta' arriva ad essere incestuoso.

Lorent si fa facilmente trasportare dai suoi fratelli maggiori che lo convincono anche ad avere la sua prima relazione sessuale con una prostituta di un bordello che loro frequentavano abitualmente. I ragazzi lo prendono sempre in giro perche' legge, ascolta Jazz e si fa sempre coccolare dalla mamma. Gia', la mamma. A mio modo di vedere il personaggio piu' interessante dell'intero film dopo quello di Lorent. Tra i due c'e' un fortissimo sentimento che li lega a vicenda e li tiene stretti. E' bello vedere anche l'evoluzione di questo rapporto che, in un primo momento sembra semplicemente affetto reciproco e l'amore materno di una madre nei confronti del figlio, ma poi, col passare del tempo, diventa qualcosa di piu', qualcosa di troppo.

Tutto ha inizio quando, durante un incontro dei boyscout, Lorent sente un dolore al petto e, in seguito ad una visita medica, scopre di avere un soffio al cuore e quindi di non poter agitarsi. Veramente e' proprio da questo momento in poi che arriveranno le maggiori preoccupazioni per Lorent. Prima fra tutte sicuramente la scoperta che la madre incontrava un altro uomo e si allontanava segretamente con lui in macchina. Questo rende Lorent molto geloso e possiamo definire questo fatto come una prima spia di cio' che sta per arrivare perche' invece che provare rabbia nei confronti della madre, si sente tradito e geloso.

La parte interessante relativa il rapporto sentimentale tra Lorent e la madre si svolge prevalentemente all'interno di una sorta di clinica nella quale Lorent viene ricoverato per il problema al cuore. Anche la madre va a vivere con lui in questo centro e stanno sempre insieme. La madre sta passando momenti difficile con il marito e Lorent soffre di questi problemi intenri alla famiglia, non tanto perche' gli stia venendo a mancare la figura del padre, sembra quasi che lui soffra perche' vede la madre soffrire e voglia alleviare questa sua sofferenza prendendo il posto del padre. Una delle scene piu' belle del film si svolge proprio nella camera da letto della madre di Lorent che aveva appena lasciato di fretta e furia il centro per scappare con il marito. Rientrato nel proprio appartamento Lorent entra nella stanza della madre, fruga nella sua biancheria e tra i suoi vestiti scegliendo quelli che gli piacciono di piu' e li mette sul letto, ricostruendo cosi' la sagoma della madre. Poi si reca in bagno, indossa l'accappatoio della madre e si trucca come lei ripetendo le frasi che le aveva sentito dire poco prima che partisse mentre stava facendo finta di dormire nella propria stanza. Sembrava quasi che volesse impossessarsi della madre indossando i suoi abiti. Un po' come il Norman bates di Psyco. Lorent spia la madre mentre si fa il bagno, la osserva in ogni sua mossa ed e' geloso di lei come se gli appartenesse, come se nessun'altro dovesse toccarla o guardarla oltre a lui. E' un'ossessione. I due comunque sono sempre piu' legati man mano che si va avanti con il film perche' si nota come mentre all'inizio il loro rapporto sia semplicemente quell odi una madre che vuole bene al proprio e glielo dimostra, in seguito perdono l'autosufficienza e, ogni volta che siallontanano l'uno dall'altro, stanno male e si cercano. Un esempio e' quando la madre balla con qualcuno, cerca sempre di giustificarsi con Lorent. Oppure quando va a prendere lezioni di tennis da un ragazzo, guarda sempre Lorent cercando di confortarlo e di spiegargli che non sta succedendo nulla di strano. Ma l'apice lo si ha quando, durante il ballo finale, la madre di Lorent decide di lasciare la festa perche' non si trova a suo agio con le avances degli uomini presenti e porta via anche Lorent, sottraendolo ad una ragazza con la quale il ragazzo stava ballando. Invece che andarsene da sola ha deciso di portare via anche Lorent e di passare la notte con lui.

E' molto interessante anche come questo rapporto incestuoso viene proposto da Malle in maniera molto pulita e genuina, senza alcuna critica o devianza (per fortuna). Sarebbe stato veramente un peccato se avesse fatto qualcosa per condannare la madre o per fare la ramanzina in stile Moretti perche' avrebbe rovinato tutto il film con un processo didascalico superfluo e fuori luogo.

Mi sembra inutile stare a sottolineare la grandezza di Lea Massari, bellissima e bravissima in un ruolo difficile che mi ricorda tanto il Vittorio Gassman di Tolgo il Disturbo ma che, allo stesso tempo, sembra molto vittima degli eventi che la travolgono e che la costringono a ripiegarsi su se stessa e sull'amore che prova per il figlio. Decisamente un film da guadare e riguardare. Soprattutto in lingua originale per godere maggiormente dei piccoli momenti in cui Lea Massari si esprime in italiano.

sabato 13 ottobre 2007

Lunedi' 8 Ottobre, Giornata maledetta

LUNEDI' 8 OTTOBRE 2007, ricordatevi questa data perche' probabilmente nel futuro ricorrera' come la giornata piu' sfigata della storia. Oltre ad aver sfondato la porta del bagno, ho dovuto anche sostenere un esame di economia senza aver studiato nulla. E questo perche' qui in estonia la gente fa sempre le cose con calma e all'ultimo minuto. Il prof ha messo il materiale delle lezioni su internet appena due giorni prima dell'esame e per materiale non intendo solo le slides, ma anche tutto il libro scannerizzato. Adesso, usando un minimo il cervello, sembra una cosa sensata? Visto che dovevo anche terminar eun elaborato sull'attivita' politica italiana, non ho potuto studiare le parti del libro, percio' sono arrivato all'esame sperando che le domande sulla sconosciuta legislazione estone fossero poche rispetto a quelle puramente di marketing. Ebbene, erano esattamente la meta': 15! Sfiga? Nooooooo....macche'.

Ma come se tutto cio' non fosse sufficiente per definire questa come la peggiore giornata della mia vita, cosa succede? Prima dell'esame sono andato nel bagno dell'universita' per urinare nell'apposito sanitario...ebbene, finita l'attivita' che consente alla vescica di svuotarsi, ho stretto la cinta per chiudere i pantaloni, e che succede? La vite che tiene unita la cinta alla parte metallica si e' staccata cadendo...dove? Esattamente dentro il benedetto sanitario che ancora conteneva i residui organici che aveva appena espulso dal mio corpo! Sfiga? Ma nooooooo. Percio' mi son ritrovato con i pantaloni in mano e schockato dalla sfiga che ci vuole, uno perche' ti si spacchi la cintura, e due perche' la vite insieme a parte della fibia cada esattamente nel cesso pieno di piscio. Ecco, l'ho detto, il cesso pieno di piscio! Ma e' possibileeeeee?!?!?!?!?

Fattosta' che sono stato salvato in extremis da Alessandro (il mio coinquilino) che mia ha prestato la sua cintura, altrimenti, viste le dimensioni dei miei pantaloni, sarei andato in giro in mutande. Ricordatevi, il Lunedi' 8 Ottobre di qualsiasi anno statevene a casa!

Questa e' SPARTAAAAAAAA

Cosa pensate se, appena tirato lo sciacquone, cercate di aprire la serretura della porta del bagno e vi resta in mano la manopola della serratura? beh...io ho pensato "Ecchessfiga!". Se a questo aggiungete che la mattina stessa avrei dovuto fare un test di Economia senza aver studiato niente perche' il professore aveva messo le slides dell'esame online solo due giorni prima...beh...potrete intuire anche la decisione che ho preso. Dopo essermi accertato che nessuno potesse venire ad aiutarmi per uscire dall'angusto bagno del nostro mini appartamento, al grido di QUESTA E' SPARTAAAA ho sfondato la porta con una spallata. Ovviamente, sfiga vuole che, appena trenta secondi dopo sia tornato il mio coinquilino. Avessi aspettato trenta secondi si sarebbe risparmiata una porta.
Siccome di dare soldi a quei vampiri del dormitorio non ne avevo assolutamente voglia ci siamo ingegnati e, comprato il superattack (che immancabilmente mi ha incollato le dita l'un l'atra) abbiamo rimesso al loro posto i pezzi del legno che era saltato e poi, con un attento lavoro artigianale e delinquenziale, abbiamo svitato la parte metallica della serratura da un'altra porta nella zona ancora in costruzione del dormitorio, e l'abbiamo messa nella nostra porta, ricoprendo i buchetti rimasti con il silicone. Come nuova.

martedì 9 ottobre 2007

Roma citta' aperta

Penso che sia gia stato detto tutto su qesto film, anche troppo e talvolta male. La storia inizia nella Roma del '43-'44 dove si intrecciano le vicende di alcune persone che, insieme, fanno fronte comune contro il movimento nazista rappresentando alcune delle persone impegnate nella sanguinosa Resistenza italiana di quegli anni. Rossellini mette in scena uno stralcio della vita di Manfredi, un ingegnere comunista impeganto personalmente nella Resistenza, e di tutte le persone che entrano in contatto con lui, una fra tutte Pina e quello che sarebbe dovuto diventare suo marito proprio il giorno in cui invece che festeggiare e mangiare per un matrimonio, si dovra' piangere e pregare per un funerale: quello di Pina, uccisa da una mitragliata dei nazisti mentre correva dietro la camionetta che portava via il suo uomo. Verra' arrestato anche Manfredi che, nonostante la protezione riservatagli dal generoso e saggio don Pietro, sara' sottoposto a tremende torture fino a quando, sfinito, morira'.

La storia del film e' molto complessa perche' si intrecciano tantissime vicende che descrivono perfettamente la molteplicita' e la stratificazione sociale del periodo. La sorella di Pina che intraprende la strada dell'attrice per scappare via dalla sua povera e, per lei, umiliante casa. La donna di spettacolo con la quale Manfredi ha una relazione si vende al miglior offerente per avere pellicce, soldi e bei mobili. Ma allo stesso tempo vediamo persone come Pina che, nonostante le difficolta' e la sensazione di non farcela mai, vanno avanti.

Non si puo' fare a meno, guardando il film, di restare impressionato dalla storia dei personaggi ma, probabilmente ancora piu' forti sono le immagini che ci arrivano di una Roma distrutta, squarciata, aperta. La distruzione, la poverta', le macerie, la decadenza dovuta non al passare del tempo, ma dal passare della distruzione e dell'uomo. Non un uomo qualsiasi: la razza superiore tedesca.

Ci sono alcune frasi che vengono pronunciate dai personaggi del film e che sono veramente molto interessanti e che mi sento di dover riportare:

La prima viene pronunciata in una delle scene iniziali del film, quando avviene l'assalto al panificio e tutti stanno portando via del pane per poter soddisfare l'appetito arretrato. Il brigadiere cerca di ristabilire la calma, anche se senza troppi sforzi, come se sapesse che quelle persone avevano veramente bisogno di quel pane, tanto che, ormai circondato dalle persone che si accalcavano all'ingresso del forno, decide di allontanarsi e lasciar perdere. Alla domanda "ma che succede" di un passante, lui risponde "e non lo vedete? Hanno assaltato il forno". "E voi che fate?!" replica il passante, "Eh, io purtroppo sono in divisa". Perche' il pensiero primario non era quello di svolgere il proprio lavoro, ma di soddisfare la sua necessita' di cibo.

Ancora, spostandoci un po' piu' avanti, quando don Pietro parla con "l'uomo dalle scarpe strette", quest'ultimo gli dice, per lodarlo, "Ho sentito molto parlare di lei", riferendosi alla protezione che da ai partigiani della resistenza, e don Pietro risponde "Questo e' male, per la mia modestia e per la mia salute". Questo testimonia il periodo di grande paura, l'impossibilita' di uscire allo scoperto, di dover stare sempre nascosti e viver enell'ombra.

Il film e' ricco di frasi ad effetto, come quando i nazisti portano le due pecore nel ristorante chiedendo al ristoratore di cucinarle, lui controbatte che non e' un macellaio, allora i nazisti dicono "Non ti preoccupare, a quello ci pensiamo noi" e il ristoratore acutamente risponde "non ne dubito, in quell osiete bravi voi altri".

Senza dubbio pero' le frasi piu' importanti del film sono tre. Quella che chiude il film stesso, quando il generale tedesco, ubriaco (ma piu' lucido di tutti gli altri perche' ubriacato dall'alcool e non dalla sete di potere e conquista), afferma, guardando al cadavere abbandonato a terra di Manfredi, "Siamo proprio la razza superiore". Quando don Pietro inveisce contro i nazisti che hanno ucciso Manfredi, quasi a maledire la loro razza e tutto quello che rappresentano. E in definitiva il dialogo/monologo di Pina e Francesco, il suo uomo, quando lei gli dice "Ci so' dei momenti che non ne posso proprio piu', st'inverno sembra che non debba fini' mai" e lui risponde "Finira' Pina, finira', e tornera' pure la primavera, e sara' piu' bella delle altre, perche' saremo liberi. Bisogna crederlo, bisogna volerlo. Vedi, io queste cose le so, le sento ma non te le so spiegare, lui (Manfredi) si saprebbe farlo, lui e' un uomo istruito che ha tanto studiato, viaggiato, sa parlare bene lui. Ma io credo che sia cosi'. Che non dobbiamo avere paura ne oggi ne in avvenire perche' siamo nel giusto, nella via giusta capisci Pina? Noi lottiamo per una cosa che deve venire, che non puo' non venire. Forse la strada sara' un po' lunga e difficile ma, arriveremo e lo vedremo un mondo migliore. E soprattutto lo vedranno i nostri figli, Marcello e lui, quello che aspettiamo. Per questo non devi avere paura mai Pina. Qualunque cosa succeda. vero?"

Ed e' infatti con l'immagine dei bambini (protagonisti di una loro piccola resistenza durante il film) che si conclude il racconto. I bambini camminano in gruppo percorrendo un sentiero che li porta alla citta' di Roma lasciandosi alle spalle l'esecuzione di don Pietro. Un'immagine che si ricollega al discorso di Francesco. Un buon augurio per il futuro. Un barlume di speranza per un mondo migliore.

giovedì 4 ottobre 2007

Il Posto

Storia in parte autobiografica di Ermanno Olmi che racconta di Domenico "forse" Trieste, un giovane ragazzo che vive un po' fuori Milano e cerca di ottenere un posto di lavoro presso un'azienda milanese. Lavoro per il quale non lo pagano tanto ma che almeno gli durera' tutta la vita. Dopo aver sostenuto le prove obbligatorie per il posto di lavoro, conosce una ragazza, Antonietta, conosciuta anche come Magali' (soprannome datole da un ragazzo del suo quartiere). Si affeziona subito a questa ragazza ed ogni scusa diventa buona per cercare di (intra)vederla, attraverso un vetro, nascosto dalla pioggia sotto una tettoia. Alla fine entrambi verranno presi nell'azienda milanese: lui come fattorino in attesa che si liberi un posto, lei come dattilografa. Alla fine del film un posto si libera veramente nel reparto in cui era finito Domenico. Il posto diventera' suo. ma per quanto?

Lo stesso Olmi afferma che molti dei fatti che avvengono nel film sono autobiografici e gli sono realmente accaduti quando ando' a lavorare alla Edison a Milano. Lui stesso si era accorto che quello in cui viveva era un mondo a parte. Il mondo degli impiegati. Si svegliavano la mattina nella loro casa, andavano a lavorare, mangiavano in mensa, tornavano a lavorare e poi, quando la campana suonava, tornavano nelle loro case per dormire ed il giorno seguente sarebbe ricominciato tutto da capo. Si trattava di una routine insomma. O forse di un labirinto. E l'idea di questo mondo labirintico e ridondante e' perfettamente resa nel film dall'impiegato che alla fine del film fa tante copie di uno stesso documento riproducendo ciclicamente lo stesso monotono suono del rullo che imprime la stampa sul foglio, a significare come da quel momento in poi, tutto sarebbe stato sempre lo stesso. Lo stesso Olmi afferma di essersi reso conto che quel lavoro lo avrebbe potuto accompagnare (o perseguitare) per tutta la vita, portandolo a diventare talmente tanto dipendente dal suo posto, da dimenticare totalmente le altre cose e la realta' presente fuori da quell'edificio. Un'immagine forte ed esemplificativa di questo discorso e' quella dell'uomo che, nonostante fosse in pensione da tre mesi, continuava ad andare nel posto in cui aveva lavorato tutta una vita per farsi una dormitina al mattino e andarsene all'orario di fine lavoro. La vita sociale quotidiana era scandita dall'orario d'ufficio. Il tempo libera lo si passava in compagnia dei colleghi e sempre in luoghi di lavoro o direttamente o indirettamente collegati ad esso. Basti pensare al Natale passato da Domenico al CRAL, definito dalla madre come il "dopolavoro", proprio per sottolineare come, anche nei momenti di svago, il lavoro sia sempre fortemente presente.

Quella di Domenico comunque e' la storia di tanti ragazzi che, migrati al nord dal sud o dalla periferia alaa citta', hanno cercato un posto di lavoro sicuro e che desse una stabilita' economica tale da aiutare la famiglia e, magari, gettare le basi per costruirne una propria. Il posto di lavoro ci viene presentato come una trappola. Attraente perche' sicuro per tutta la vita ma allo stesso tempo spaventoso perche' soffocante e claustrofobico. Perfetta interpretazione di Olmi che, dalla sua parte, aveva l'esperienza personale della vita che si conduce in un ambiente come quello in cui si muove Domenico.

Olmi credeva tantissimo nel film, tanto da vendere la casa bergamasca lasciatagli in eredita' dal padre per comprare le pellicole e finanziare il film anche insieme al piccolo contributo di alcuni amici, tra cui anche il critico cinematografico Tullio Kezich. Il film si sarebbe dovuto chiamare "Due Fermate a Piedi", ovvero le due fermate che il Domenico fa accompagnato da Antonietta per raggiungere la fermata del treno. Peculiarita' del film e' che Olmi non dovette pagare la troupe perche' si trattava degli stessi collaboratori con i quali girava i documentari per la Edison, quindi erano gia stipendiati e lui disponeva gia di tutta l'attrezzatura necessaria per girare il film. Nonostante le aspre critiche politiche di chi lo accusava di aver rappresentato negativamente la societa' italiana (quando l'eccesso di nazionalismo funge da paraocchi e non permette di vedere la realta' circostante) il film possiamo dire che rappresenti straordinariamente un micromondo parallelo che non siamo abituati a vedere, a meno che non ne facciamo parte e, in tal caso, ci plasmiamo talmente tanto a sua immagine e somiglianza da diventarne assuefatti perdendo totalmente la lucidita' fino a non poterne piu' fare a meno. E' per questo che Olmi non ha preso un attore professionista ma ha deciso di prendere un ragazzo appartenente realmente a quella schiera di giovani che, intrapresa la strada degli studi professionali, aveva intenzione di gettarsi immediatament enel mondo del lavoro. Il ragazzo che interpeto' Domenico infatti, oggigiorno e' caporeparto di un supermercato. La ragazza invece felicemente accasata...con Olmi. Daltronde lei stessa, sotto le mentite spoglie di Antonietta, afferma: "Volevo studiare lingue, ma poi mi sono stufata. Sai com'e', tanto una donna prima o poi si sposa". Beh...magari Olmi pensava fosse un invito e l'ha presa sul serio.

mercoledì 3 ottobre 2007

Umberto D.

La storia e' semplice, lineare, attuale, purtroppo, nonostante sia stata scritta oltre mezzo secolo fa. Zavattini scrive di un pensionato, Umberto D. Ferrari (Carlo Battisti), e del suo compagno di vita, "un bastardo con gli occhi intelligenti, bianco, pezzato" che "non ha mai disturbato nessuno". De Sica mette in scena la triste storia di questo pensionato che e' in continua lite con la padrona di casa che lo vorrebbe sbattere fuori di casa il prima possibile a causa dei suoi arretrati e al quale basterebbero solo 2.000 lire per saldare i propri debiti e mettersi in pari. La sua storia si intreccia a quella di Maria, la donna delle pulizie o, per meglio dire, la ragazza delle pulizie che presto dovra' diventera' donna. E' in cinta infatti. Non sa ancora di chi. Forse di un fiorentino, forse di un napoletano. Umberto D. si preoccupa per lei, la vede un po' come sua figlia (lo si nota nella scena dell'ospedaletto dove la suora chiede se maria sia sua figlia e lui sembra quasi voglia dire di si ma viene prontamente smentito dalla ragazza). Le pressioni sociali sono forti per Umberto, tanto che arriva a dire di essere stanco un po' di tutto (vedi foto) e a meditare il suicidio. L'unica cosa che lo ferma dal compiere questo atto scellerato e' l'amore che lo lega al suo amico Flick, con il quale percorrera' il sentiero nel parco con nuova gioia di (soprav)vivere.

La drammaticita' del film cresce in un climax di emozioni e di immagini fortissime caricate di significato dalle tante strade di una Roma post-bellica ancora in difficolta' economica e sociale. I cani randagi vengono soppressi dall'accalappiacani cosi' come i poveri e bisognosi vengono soppressi dalla societa' benestante. In questo senso si puo' notare il menefreghismo della padrona di casa nei confronti di Umberto D., il poco valore che la donna da ai soldi che il pensionato aveva parsimoniosamente messo da parte per saldare parte del debito per l'affitto della sua stanza.

Umberto D. sembra essere l'unico depositario di valori positivi. E' lui l'unico a rabbrividire e a provare sdegno nei confronti della mercificazione del corpo che si svolge nelle stanze della casa in cui anche lui vive. E' l'unico ad interessarsi del futuro della piccola Maria e di quell odel figlio che sta aspettando (mentre la padrona si dice che l'avrebbe sbattuta fuori di casa non appena avrebbe saputo tutto). E' lui che, con un minimo di orgoglio, non riesce a chiedere l'elemosina per strada (tanto che, al momento di prendere i soldi, rivolge il palmo della mano verso l'alto come se stesse controllando se piovesse o meno). Non riesce neanche a bluffare nell'ospedale dopo aver inventato di avere un dolore alla schiena per cercare di restare qualche giorno in piu' senza dover spendere soldi in modo da fare economia. Quando addirittura chiede il rosario alla suora per farsela amica, come gli aveva consigliato il vicino di letto, sorride come un bambino che ha appena fatto uno scherzo a qualcuno. Si rifiuta di spiare dal buco della serratura nella stanza vicina dove una donna sta litigando con il proprio amante/cliente perche' non gli sembra una cosa giusta, anche se poi cede con la curiosita' di un bambino.

Una figura tutt'altro che secondaria e' quella del cane Flick. Protagonista secondario del film secondo me, tanto che non eisterebbe nessun Umberto D. senza un Flick. E' proprio lui infatti che lo tiene attaccato alla vita e che da un significato alle sue giornate. Umberto lo ama piu' di se stesso, tanto che dona a lui il suo cibo, lo fa sempre giocare, non bada a spese pur di arrivare in tempo al canile e cercarlo quando era scomparso. E' pronto a donare tutti i suoi soldi, i suoi vestiti e la sua valigia (quindi tutto cio' che ha e tutto cio' che lo rappresenta) pur di trovargli un posto dove stare. Umberto descrive Flick come un cane che non ha mai dato fastidio a nessuno, quasi a voler dire che gli si puo' solo voler bene.

Ci sono un paio di frasi che mi hanno colpito tantissimo. La prima e' quella rivolta a Maria, quando le dice:"Certe cose avvengono perche' non si sa la grammatica. Tutti ne approfittano degli ignoranti.". Ed e' vero, l'ignoranza non ti permette di proteggerti, perche' se non conosci una cosa, non la puoi cambiare.
La seconda frase invece e' quella rivolta all'amico Battistini rincontrato dopo tanto tempo. Mentre se ne sta andando sull'autobus si sporge dalla portina ancora aperta e dice a Umberto: "Oh! Ferrari, se vedi Carloni, salutalo!". Come risposta avra' solamente un triste e rassegnato "E' morto!".
Altra frase interessante gli viene rivolta dal Commendatore che, sporgendosi dal finestrino della corriera gli chiede "Secondo lei ci sara' la guerra?". Ferrari risponde con un "Mah!", eppure la guerra la sta gia' combattendo lui giorno dopo giorno per sopravvivere. la guerra c'era stata anche all'inizio del film. Una guerra dei pensionati che manifestano per una pensione dignitosa.

E' veramente strano come dopo mezzo secolo questa tematica sia cosi' attuale e cosi' vicina a tutti noi. Forse dovrebbe farci riflettere sull'(in)evoluzione che ha avuto il nostro Paese in questi decenni. Se ancora oggi la classe dei pensionati e' una classe a rischio e soffre delle stesse problematiche di sessant'anni fa, beh, dovremmo veramente farci un esame di coscienza e guardare un attimo alla nostra classe dirigente.