sabato 9 giugno 2007

Il vedovo


Il film si apre con Alberto Nardi (Alberto Sordi) che racconta al Marchese Stucchi (Livio Lorenzon) - suo fidato braccio destro, suo capitano durante la guerra - del sogno che ha fatto, come sempre a colori, nel quale camminava dietro il carro funebre al funerale di sua moglie Elvira. Quest'ultima infatti tratta sempre male Alberto, lo chiama cretinetti e lo definisce stupido e incapace nel mondo degli affari, tanto che, in soli cinque anni, gli ha fatto perdere quasi cento milioni in investimenti sbagliati tra la sua azienda di ascensori e il tentativo, ovviamente fallito, di speculare sulla vendita della benzina nel momento in cui il canale di suez sembrava dovesse restare chiuso. Va in fumo anche il tentativo di far firmare alla moglie, per semplice formalità, una carta datagli dalla banca per un prestito di 30milioni. I dipendenti della ditta di ascensori si lamentano perché non ricevono da tempo la busta paga, Alberto ha cambiali da pagare arretrate e rischia un giorno si e l'altro pure la confisca dei beni presenti nell'azienda. Parallelamente alla vita coniugale deprimente condotta insieme ad Elvira, Alberto porta avanti una relazione platonica con Gioia (Leonora Ruffo), ragazza dal bell'aspetto che crede fermamente nell'intelligenza di Alberto e nel suo futuro da grande industriale. Al momento però Alberto sbaglia tutti gli investimenti, tratta male il Marchese Stucchi rimproverandolo continuamente - si sa comunque che "tutti gli uomini geniali hanno le loro estrosità" - e spera, questo non glielo può negare nessuno, nella morte della sua signora per ereditare i suoi averi, pagare i debiti ed investire tutto in ascensori. Un giorno sembra che il sogno si sia finalmente avverato. Appresa la "brutta" notizia che il treno nel quale la moglie stava viaggiando è deragliato, il marchese non riesce a piangere e corre subito sul posto della tragedia per sincerarsi delle condizioni della moglie. Sembra proprio che di Elvira non ci siano più tracce, perciò viene organizzata la cerimonia mortuaria con grande buffet proprio a casa della signora. Proprio quando sembrava che ormai tutto fosse passato nelle mani di Alberto la signora si rifà viva affermando di essere andata in Svizzera dalla madre con la macchina e non con il treno perché una telefonata del Marchese gliel'aveva fatto perdere. Tutti sono felici, tutti tranne uno: Alberto, che finalmente riesce a piangere. Non potendosi più affidare alla sorte, il commendatore Nardi decide di pianificare l'uccisione della moglie per ereditare il suo patrimonio. Si tratta di un affare da un miliardo. Il piano viene studiato nei minimi particolari, con tanto di alibi e mano, stavolta non della provvidenza ma del Marchese, che deve intervenire con una spintarella per far cadere Elvira giù dal diciannovesimo piano della sua palazzina. Ovviamente anche stavolta le cose non vanno per il verso giusto, il Marchese deve agire al buoi per non farsi riconoscere e spingere la persona che si trova davanti all'ingresso dell'ascensore vuoto. Posso solo dirvi che la persona spinta dal Marchese non sarà Elvira e che le utlime parole di ALberto, riportate dal Marchese il giorno del suo funerale saranno "Che fa marchese? Spinge?".

La trama della storia è molto simpatica. Il ruolo giocato da Alberto Sordi non sarebbe forse così esilarante se al suo fianco non ci fossero i fidi collaboratori: il Marchese Stucchi, lo zio e l'ingegnere tedesco Fritzmayer. Ognuno di loro ha caratteristiche geniali, L'ingegnere è felice delle disgrazie che accadono perché gli fanno capire dove sbaglia nella costruzione degli ascensori, non può tornare in Germania perché è indagato per violenze nei confronti di una bambina di dodici anni e parla con un accento tedesco caratteristico solo di quel personaggio. Lo zio ha investito settecentomila lire nell'azienda ed è quindi azionista, però si limita a guidare la macchina del commendatore Nardi, una semplice seicento. L'aspetto forse più simpatico del personaggio, oltre ad essere la sua parlata romanesca, è sicuramente l'ostilità nei confronti dell'autista della signora Elvira che invece guida una Flaminia (la stessa macchina che nel "Sorpasso" Gassman dice di aver visto al regista Antonioni). Il Marchese è forse uno dei personaggi più interessanti e comici di tutto il film perché, nonostante il titolo nobiliare e il ruolo ricoperto in periodo di guerra, si ritrova a fare da fattorino per Alberto Nardi e ad essere continuamente ripreso e sgridato. Sono stupende le frasi in cui cerca di ricordare al commendatore che anche lui ha una dignità. Il portamento signorile lo rende ancora più ridicolo perché continuamente vittima di rimproveri umilianti.

La signora Elvira definisce il marito Alberto un megalomane, ovvero "uno che si crede superiore a tutti, invece è un cretino, ridicolo, che si circonda di incapaci per sentirsi superiore". La descrizione calza a pennello ed effettivamente, le persone che circondano Nardi in questo folle "progetto Elvira", lo reputano intelligente e capace, nonostante le continue dimostrazioni di incapacità a livello manageriale e di ignoranza.

Il film in definitiva è molto gradevole, i personaggi geniali e la sceneggiatura esilarante. Un'altra prova della pungente ed irriverente comicità di dino risi, che in questo film passa principalmente attraverso il personaggio di Alberto Sordi.

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