lunedì 14 maggio 2007

Raoul Bova @ IULM


In occasione dell'uscita del film "Io, l'altro", Raoul Bova, Giovanni Martorana ed il regista Mohsen Melliti son venuti in università per discutere con noi studenti sul significato del film e sulle difficoltà incontrate per riuscire ad intraprendere un progetto così poco considerato dalle case di produzione italiane che puntano solamente alla massimizzazione del profitto. A moderare l'evento c'era Gianni Canova, penso non abbia bisogno di presentazioni e, nel mentre che scrivevo il suo nome, devo confessare che mi sono inginocchiato...
Raoul Bova, arrivato in mezzo alle grida delle ragazze e ai flash dei fotografi presenti all'evento, si è rivelato essere una persona molto gentile con le numerose fans che lo hanno circondato prima e dopo l'evento per autografi e fotografie. Ma soprattutto si è rivelato essere un grande professionista a livello cinematografico esprimendo opinioni di rimprovero e disaccordo nei confronti di un cinema italiano in evidente declino verso il prototipo del film di natale come unico prodotto cinematografico degno di essere prodotto. Un cinema che non degna neanche di uno sguardo gli script impegnati che magari cercano di mandare un messaggio al pubblico invece che richiedere solo i soldi del biglietto per una serata insipida che, se fosse stata passata sulla poltrona di casa a guarda Buona Domenica invece che al cinematografo, sarebbe stata la stessa cosa. Ad accompagnare Raoul Bova c'era anche l'altro grande protagonista del film, Giovanni Martorana, attore che, come lui stesso si è definito, vanta una lunga esperienza di strada. Nonostante sia italianissimo, di Palermo per la precisione, le sembianze da tunisino ci sono tutte, anzi, prima che iniziasse a parlare e mostrasse un evidente accento siciliano, in pochi avrebbero scommesso sulla sua cittadinanza italiana. E' stato molto simpatico raccontando anche aneddoti della sua travagliata vita da pseudo-extracomunitario, a causa dei continui misunderstanding ed equivoci che si venivano a creare ovunque andasse in Italia e principalmente dovuti al suo abbigliamento un pò particolare e stravagante.


Questo presentatoci dal regista Mohsen Melliti è un film impeganto, sofferto, voluto, ottenuto. E' un film che sicuramente darà una grossa boccata d'aria a questo cinema italiano che stava morendo soffocato, con al collo le mani strette di chi punta esclusivamente al guadagno senza pensare ai contenuti, al cinema, alla storia, alla memoria. Questo è un film che si schiera in aiuto dell'altro, del diverso, dell'incompreso perché non come noi. E' un film che si schiera contro chi non ascolta perché assordato dalla paura. Paura che ci rende spesso ciechi oltre che sordi, che non ci permette di riconoscere nell'altro un nostro fratello e che ci porta a dubitare di tutti e di tutto, fino al punto di escludere l'altro, escludere il diverso. Questo film vuole combattere questi pregiudizi. E' stato molto bello l'intervento iniziale del regista che ci ha spiegato come, prendendo una barca, mettendola in mezzo al mare e mettendoci sopra un uomo il più è fatto. Hai un uomo costretto a fare i conti con se stesso, a perdere i contatti con la terra, a perdersi nel blu del cielo e del mare. E' qui che nascono i sospetti, quei sospetti che il personaggio interpretato da Raoul cerca di combattere ma dai quali viene impossessato più e più volte.
Un film assolutamente da vedere, quantomeno per il coraggio dimostrato dagli attori e dalla troupe che hanno deciso di ridurre il proprio stipendio fino addirittura a rifiutarlo del tutto, come ha fatto Bova, tanto era forte il desiderio di fare qualcosa di importante e tanto era forte la convinzione che proprio questo film fosse quello che da tempo si stava cercando di realizzare. Un impegno sociale. Un opera d'arte. Un film.

DUE FANS ACCANITI DI RAOUL BOVA ECCITATI MENTRE GRIDAVANO "RAOUL SEI FIGO"

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quei due fans accaniti li conosco...

Cmq bell'articolo :)