venerdì 26 ottobre 2007

The man without a past

A nameless man come to town and gets beaten to death in the first possible moment. So begins the epic drama, this film - or should we say a dream?- of lonely hearts with empty pockets under the big sky of our Lord... or should we say birds?

Questa e' la synopsis scritta dal regista Aki Kaurismaki che riassume in poche parole il significato e la storia del film. E' vero, si tratta di un uomo, il cui nome non ci e' noto sapere, che appena uscito dalla stazione dei treni viene aggredito e malmenato fino quasi a perdere la vita. Derubato e sanguinante si abbandona in un bagno pubblico. Si risvegliera' in un ospedale, quando i medici avevano gia' accertato la sua morte. Scappato dal letto di (quasi)morte viene accolto da una povera ma generosa famiglia. Riuscira' a ricostruirsi una vita, ma non a ricordare quella precedente. Tutto cio' che ricorda e' una stazione e il buio. Accolto nella comunita' conosce una donna che lo aiuta a rifarsi una vita e della quale si innamora. Solo dopo aver quasi completato la sua integrazione nella comunita' la polizia scopre la sua vera identita', ma lui non sara' interessato a riacquistarla.

Di quest'uomo non sappiamo niente, se non che probabilmente lavorava come ferramenta o saldatore da qualche parte. Anzi, non lo sappiamo, lo intuiamo dal fatto che, dopo essere stato pestato da tre delinquenti, gli venga gettata in faccia la maschera protettrice usata dai saldatori durante il loro lavoro. I personaggi sono comunque particolarissimi. Il film e' molto lento, mi ricorda un po' la lentezza di Factotum. Questo non e' un difetto, anzi, e' un pregio che aiuta a vivere ancora meglio le emozioni del film. Emozioni che, paradossalmente, vengono trasmesse da personaggi glaciali nelle loro espressioni corporee. Lui, come la ragazza con la quale si fidanza, sembrano assolutamente incapaci di esprimere emozioni o sensazioni di alcun tipo. Mi ricordano molto la figura di Buster Keaton. Nonostante i dialoghi siano carichi di sentimento e di significato, se l'audio venisse a mancare, non si potrebbe capire il significato dei discorsi. Anche il gruppo musicale, quando canta, e' assolutamente impassibile.

Un'altra componente chiave del film e' la religione (the big sky of our Lord) che e' onnipresente, dalla camera della donna (statuetta di Maria), alle canzoni che scandiscono il film, fino alla comunita' stessa che e' impregnata di significati religiosi. E' interessante vedere come sia stata usata una tecnica assolutamente originale per raccontare la storia di quest'uomo senza un passato e con un presente incerto che vaga alla ricerca di una identita' da costruirsi.

Decisamente un film da vedere. Innovativo, particolare e unico nel suo genere. Veramente piacevole da vedere ed aiuta ad aprire gli occhi concentrandosi anche su tecniche alternative di ripresa e messa in scena.

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